Un caffè con... Francesco Landi - Letteratura Alternativa

Un caffè con… Francesco Landi

Romina Tondo (editore) intervista Francesco Landi, Avvocato,  autore di spicco di Letteratura Alternativa, Editor della CE, Compositore e strumentista di chitarra e tromba, studioso di musica fin da giovanissimo.

Ciao Francesco! È un enorme piacere per me scambiare finalmente due chiacchiere e far conoscere a chi ci segue il tuo talento letterario e musicale. Io sono estremamente orgogliosa di condividere questo spazio con te perché conosco la tua energia, la tua dedizione e la passione con cui ti dedichi a queste due componenti essenziali nel tuo percorso esistenziale.

Ciao Romina, grazie dell’invito!
Musica e scrittura riempiono il mio vivere quotidiano, quindi sono due buone compagne che non mi hanno mai deluso e, ne sono certo, mai lo faranno. Le passioni sono linfa vitale e il trovare sempre la grinta per affrontarle e “sfamarle” è un obiettivo che mi sono prefissato da sempre, praticamente da quando ho l’età della ragione.

Come descriveresti Francesco con tre aggettivi?

“Introverso”, “caparbio” ed “empatico”. Questi sono quelli belli (anche l’essere introverso, sì, lo trovo bello, checché molti possano ritenere il contrario), quelli brutti – e ce ne sono, lo so bene – li lascio dire agli altri… 😀

E oggi… Guardandoti indietro, come descriveresti te stesso con tre aggettivi?

“Introverso” lo sono stato sempre, anche da piccolo, per cui è un aggettivo che ritengo possa accompagnarmi per tutto il tragitto di vita. Stare bene con se stessi è il primo passo per avere un rapporto con gli altri, quindi, ritengo che avere il piacere di scavarci dentro e conoscersi profondamente sia una grandissima risorsa. Per gli altri due dovrei svuotare a fondo i cassetti della memoria, ma ritengo che “sognatore disincantato” (che può apparire un ossimoro, ma in realtà è uno status della mente ben preciso…) possa riassumere, in uno solo, i due richiesti.

La musica e la letteratura possono essere un connubio perfetto? Com’è possibile coniugare letteratura e musica? Qual è, secondo te, il filo conduttore che le lega insieme?

Per me la musica è ciò che rende possibile la scrittura, in quanto la prima è la fonte dalla quale si abbevera la mia stessa esistenza. Lo scrivere è una conseguenza dell’essere un musicista. In realtà tratto le due arti in modo analogo: l’improvvisazione è alla base del jazz, stile musicale che da sempre studio e approfondisco, e con lo scrivere mutuo con le parole il linguaggio jazzistico. Quando affronto una storia e decido di romanzarla, non so mai dove andrà a finire. Le parole, come la musica, prendono (devono prendere) una strada propria che non deve essere già predisposta o programmata. I rischi che assumo suonando, li prendo anche nello scrivere, perché non c’è nulla di più prezioso che stupirsi di ciò che si realizza. Ascoltarsi e non riconoscersi, creare e non sapere esattamente dove il tutto andrà a finire.
Un po’ come nella vita…

Con Letteratura Alternativa Edizioni hai scritto tre libri e hai partecipato alla stesura di un’antologia sui classici “Effetto fata Morgana”, hai esordito con il libro “Incroci“, ti sei affermato come autore emergente con “Un disegno dall’ombra” e hai raggiunto l’acme con un romanzo sofferto e introspettivo, dedicato a tua figlia Arsema, “l’Errore”. A quale di questi romanzi sei più legato e perché?

L’ultimo romanzo, “l’Errore”, rappresenta ciò che sono oggi, “Incroci” il mio passato e “Un disegno dall’ombra” un ponte importante tra ciò che sono stato e ciò che rappresenta ora la mia esistenza. Devo riconoscere a tutti e tre i romanzi editi che ho pubblicato (tu sai bene che ce n’è uno già pronto ancora inedito…) un ruolo speciale nella mia vita, perché mi hanno accompagnato in altrettanti momenti fondamentali.
Ne “l’Errore”, in particolare, affronto un tema molto delicato, che è l’amore filiale, in particolare quello che lega un padre a una figlia. Trattasi di un qualcosa di talmente forte e deflagrante che non avrei potuto raccontare se non scrivendolo. Spero che mia figlia lo legga da adulta e capisca il profondo legame che sento per lei. Un aneddoto divertente: quando lo ha visto per la prima volta, ormai un anno fa, ora di anni ne ha dodici, mi ha detto: “Ma… papà… tu scrivi un libro… lo dedichi a me… e lo intitoli l’errore?” Non ho potuto far altro che sorridere e rispondere come faccio con tutti quelli che mi chiedono un’anticipazione sulla trama… “Leggilo e capirai”.

L'ultimo romanzo di Francesco Landi

In tutti i tuoi libri la musica (e soprattutto il jazz) affiora, si sporge, a volte si impone, accompagna, rimane sullo sfondo, straripa e sommerge… Quanto c’è di “orchestrato” (in questo caso concedimelo, si presta perfettamente) e di intenzionale e quanto, invece, di impulsivo, naturale ed endemico… Come avviene questa assonanza, come riesci a creare quelle atmosfere malinconiche e struggenti, che tanto si legano ai tuoi personaggi e alle tue storie, rendendoli ancora più realistici e tormentati?

Bella domanda. La musica affiora in modo consistente nel primo romanzo, “Incroci”, e nel secondo “Un disegno dall’ombra”. In questi due scritti ho addirittura assegnato un ruolo di protagonisti a due specifici brani musicali (che non posso rivelare, per non anticipare nulla a chi ancora non li ha letti), che si muovono nella trama e nella narrazione come fossero personaggi veri e propri. Assumono forma e sprigionano colori e odori, il tutto come se il lettore si trovasse di fronte a un uomo o una donna (più una donna, che un uomo a dire la verità). Il terreno in cui sono calati questi “personaggi” è quello che in francese viene espresso con un termine bellissimo: mélancolie. È l’ambiente naturale in cui vive la mia introversione e la mia ricerca all’introspezione. Non tristezza, sia ben inteso, ma giusto un pelo prima, là dove riesci anche a sorridere nel ricordo di momenti belli o nell’aspettativa di quanto di positivo potrà accadere in futuro.

Conosci quel proverbio che dice, “non c’è il due senza il tre e il quattro vien da sé”… Hai un quarto libro già pronto nel cassetto? Ce ne vuoi parlare?

Di pronto ci sarebbe “Il diario di Clara”, che tu hai già letto e già definito meritevole di pubblicazione. Il fatto è che dopo “l’Errore” cerco qualcosa di ancora più impattante, forse definitivo. Ritengo che la scrittura sia lo specchio dell’Io, mutevole a seconda del tempo e dello spazio. Certe storie o certi personaggi escono in un determinato momento per motivi ben precisi, secondo me, e li devi saper cogliere e raccogliere su carta. Sono sicuro che “Il diario di Clara”, rileggendolo ora, non rappresenterebbe il mio essere scrittore oggi, per cui ho molte perplessità sul renderlo pubblico, quantomeno oggi. Domani, chissà… La cosa importante è che lo scrivere sia la conseguenza di avere qualcosa da raccontare: se non ce l’hai in un determinato momento della tua vita, aspetta… Nel mio caso funziona così, prima o poi arriva e non potrai fare altro che buttarlo su carta.

Ci parli dei tuoi progetti futuri musicali, invece? So che spesso ti muovi nella tua bellissima Venezia, insieme a un gruppo di musicisti, ci racconti un po’ la tua e la loro storia?

Attualmente sto girando molto con Ilic Fenzi, un fantastico trombettista con cui ho sempre condiviso le gioie e il sudore delle avventure musicali jazzistiche. Con lui ho un quartetto (IF Trio), con Raul Catalano alla batteria, (personaggio che a breve, anticipo, ritroverete nel catalogo di LA), e Andrea Carlon al contrabbasso. Parallelamente, ho incrementato il lavoro in trio con due amici e sodali, Giorgio Panagin al contrabbasso e Luca Lazzari alla batteria (LPL Trio). A parte queste situazioni, il jazz è una musica fantastica perché si può suonare con molti musicisti parlando lo stesso linguaggio, per cui non mi pongo mai limiti e cerco di suonare con più strumentisti possibili, per saziare sempre più la mia fame di musica.

Francesco, qual è il messaggio che vuoi trasmettere con la tua musica?

Non è molto distante dall’obiettivo del Landi scrittore: raccontare una storia. Per farlo, bisogna innanzi tutto avere una storia da raccontare, poi, è necessario saperla raccontare. Puoi farlo in modo scarno o riempiendo di particolari la narrazione. L’importante è catturare l’attenzione dell’ascoltatore (o del lettore) e portarlo in luoghi che nemmeno lui si attende di poter visitare. Ecco, forse “destabilizzare” e “disorientare” è ciò che cerco veramente nella mia musica.

Sei d’accordo con questa affermazione: Il live è l’unica comunicazione profonda tra artista e ascoltatore?

Assolutamente sì. La musica è condivisione tra chi suona e chi ascolta. È immersione in un ambiente, che anch’esso fornisce risposte (sonore e visive) ai due protagonisti della storia. È spazio, quindi, tempo e immersione in qualcosa che riesce a far vibrare corde che solo il movimento dell’aria provocato dagli strumenti in live può regalare.

Qual è il libro che davvero ha smosso in te la voglia di scrivere?

Cito due autori, perché tutti i loro libri mi hanno fatto (e mi fanno ancor oggi) venire voglia di scrivere. Il primo è Carlos Ruiz Zafon, il cui modo di narrare e di unire la tragedia all’ironia mi ha aperto mondi che mai avevo visitato. Il secondo è diventato un amico, che addirittura ha impreziosito “l’Errore” con le sue parole, avendone curato la prefazione, e con la sua arte visionaria pittorica, avendo dipinto la prima e la quarta di copertina: si tratta, ovviamente, di Pablo T.
“Ritratto borghese”, il suo romanzo che più mi ha colpito, ancor oggi lo sfoglio per leggerne qualche passo e farmi regalare da quelle parole la voglia e la passione per raccontare una storia; una che merita di essere raccontata, ovviamente…

So che il 9 febbraio ci sarà la presentazione di “Un disegno dall’ombra” e de “l’Errore” al Centro Culturale Candiani di Mestre, uno spazio molto attento alle dinamiche artistiche e culturali, un grande contenitore di eventi e attività della tua zona. Ce ne vuoi parlare?

Cesare Campa, eminenza politica a livello nazionale e presidente del Circolo Veneto, mi ha gentilmente proposto un incontro per far conoscere nel territorio i miei scritti. Un invito che ho accettato con entusiasmo, anche perché a curare l’incontro sarà una scrittrice e professoressa molto preparata, Cristina Pappalardo, che è rimasta favorevolmente colpita dalla lettura dei miei due romanzi e che si è dimostrata molto disponibile a parlare a braccio delle due opere, anche improvvisando, com’è d’abitudine fare in musica. Sarà una serata speciale (impreziosita tra l’altro dalle letture fuori campo di un amico e scrittore, Roberto Portinari), perché le mie opere avranno visibilità nella città in cui sono nato e cresciuto.
Aspetto tutti quelli che potranno partecipare a braccia aperte, quindi!

Ora vorrei che scegliessi un brano dei tuoi (ascoltabili sul tuo canale YouTube) da omaggiare ai nostri lettori.

Si tratta di un brano di mia composizione cui tengo molto: “Alta dentro”. Qui lo affronto praticamente in solitudine, alla chitarra, con il solo ausilio di una batteria che tiene IL TEMPO in modo molto discreto.

So che adesso possiamo anche seguirti su Instagram. Ci lasci il tuo contatto?

Ma certo! Dopo anni di insistenza della mia CE (Letteratura Alternativa Edizioni) e del mio editore (tu, Romina Tondo), sono entrato nel mondo social con l’attivazione di un profilo: @cesco.landi
Lo utilizzo per far conoscere le mie passioni, musica e scrittura, che cercherò di mischiare sapientemente e interconnettere.

Francesco, vuoi aggiungere dell’altro a questa chiacchierata e, infine, salutare i lettori e gli amici di Letteratura Alternativa Edizioni?

È stato un caffè molto lungo, all’americana, ma estremamente piacevole. Grazie infinite per lo spazio riservatomi e per le attenzioni che ponete per le mie passioni trasversali, musica e scrittura. Saluto tutti i lettori che leggeranno queste righe, invitandoli ad abbeverarsi all’unica fonte capace di farvi vivere una vita gradevole: la passione per l’arte, in qualunque forma essa si esprima!

Grazie Francesco per le tue parole e per l’entusiasmo.
Sarà un vero piacere immergerci anche nelle tue note.
Alla prossima!

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