Recensione al libro "Nel ventre e nell'anima" di Domizia Moramarco - Letteratura Alternativa

Recensione al libro “Nel ventre e nell’anima” di Domizia Moramarco

 

“Chi sono io

che oso definire con parole

quel che di infinito

c’è intorno a me?”

L’autrice, attraverso la forza evocativa dei suoi versi, ci regala visioni nitide di sogni e chimere, di malesseri dell’animo femminile e dello splendore della natura, calibrando e congiungendo con cura armoniosa ogni parola, ogni composizione poetica, affinché la lirica stessa possa varcare le barriere della carta e diventare vincolo, promessa, unione.
Sono poesie di muliebre inquietudine, ma anche di fiducia e di speranza; di resilienza e metamorfosi.
Una raccolta ricercata che mi sento di consigliare, garbata e elegante nei suoi rimandi ai miti classici, alla vita, all’amore, in una trasformazione che “sente” le sue epoche, così come sono le percezioni della natura umana, quasi chiromante davanti alla costruzione dell’attimo…

“Chiudo gli occhi e mi vedo.

So chi sono adesso.

Sono la figlia di me stessa

partorita trentasei anni fa…”

Le poesie si susseguono come confessioni, sviscerando nel profondo – “Nel ventre e nell’anima”   – come enuncia il titolo della silloge, abbozzano e accompagnano in un percorso esistenziale che emerge dall’anima che freme sotto la rivendicazione di un invito e di un diritto alla vita, alla rinascita, al risveglio (il ventre). Componimenti che analizzano l’indole in tutte le sue forme relazionali: soprattutto con se stessi, con le donne, con gli uomini, con le cose, con i pensieri e le emozioni.

“Così offuscato

il mondo si rivela

nella sua reale

Inconsistenza.

Oblio di anime

silenzio di cuori.”

 

Domizia Moramarco si presenta come una poetessa “pura”, la cui ispirazione, la grazia, nascono dai libri, dalla letteratura, dalla ricerca estetica della parola, ma anche dalla vita, dalla realtà mai depurata, colta attraverso i sensi, le impressioni, le percezioni: la malinconia e la contentezza, il cielo e la terra, la luce e poi il buio, lo sguardo al presente e il ricordo.
Una scrittura che si misura con la sua forza interiore, innalzata sull’autenticità e sull’urgenza di ciò che la pungola, sulla lucentezza della sua proiezione del mondo e del suo lessico; per attraversare con delicatezza e disillusione, le impronte di quel cammino planetario in cui genesi e decadimento, lo sbocciare e l’appassire sono il ciclo stesso della vita, come i versi della poesia “Donne in cammino”:

 

“Spogliate di ogni certezza

nei loro sandali sdruciti

riprendono il cammino

senza fine.”

 

* La copertina del libro è un’opera del grande artista e amico Paolo Pomati

Buona lettura!

L’editore, Romina Tondo

 

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