Il nostro Caffè rubrica oggi è con Martina Laniera, autrice del romanzo d’esordio “Silenzi del passato”.
Ciao, Martina, quale genere riconosci nel tuo romanzo?
Bella domanda. Quando “Silenzi del passato” non era ancora niente, spesso la gente mi chiedeva: ma che genere è esattamente? E forse sì, quella era la domanda che amavo di più. Fin da subito ho voluto che avesse due facce, due strade, due orizzonti. Così ho fatto in modo che più persone potessero mettere insieme l’amore con la realtà nuda e cruda. Questo perché volevo legare due generi che più amo leggere, Thriller e romantici. Così, ho sempre risposto “Thriller romantico” come a dire “Non è tutto rosa e fiori quello che leggerai, ma avrai la scelta di dire due in 1″.
La protagonista è una ragazza che ha un passato difficile e vive negli Stati Uniti. Come sei riuscita a creare il profilo del personaggio principale, cosa ti ha ispirato?
I motivi sono sostanzialmente due: Ho iniziato a scrivere questo libro nel peggior momento della mia vita, e questa è stata la mia salvezza. Salvezza perché? Semplicemente perché con la mente vagavo oltre. Ricordo ancora i primi schizzi tra i banchi di scuola durante gli intervalli o nelle ore vuote, il chiasso delle persone e io chiusa nel mio mondo con un cellulare tra le mani e due occhi piccoli piccoli a impegnarsi per dare vita a quello che è oggi Silenzi del passato. Desideravo in quel momento essere altrove. Desideravo essere diversa. Desideravo cambiare, ma soprattutto scappare e così ho fatto. Ho dato vita a Lola. E in Lola ci ho messo tutto il coraggio che non ho avuto io. In Lola ho dato vita a una ribellione. E così, seppur rimanevo su quei banchi, con la mente ero già molto lontana.
E il mio secondo motivo invece, quello che ormai sogno da una vita è andare in America. Solo un sogno per il momento, ma sono sicura che un giorno diventerà realtà.
Quando hai capito che il tuo romanzo doveva essere dato alla stampa?
L’ho capito quando un bel giorno mi sono ritrovata a non voler buttare solo giù pensieri, ma una vera e propria storia. In realtà era iniziato soltanto come uno sfogo personale, ma poi con il tempo, notavo che il mio non era soltanto preso come un passatempo, ma bensì come un impegno. Da quel momento ho aumentato i miei orari di scrittura, e ho cominciato a dedicarmi a questo libro notte e giorno. Studiavo e scrivevo. Studiavo e scrivevo. Infine, quando mi accorsi che il libro aveva preso la sua forma più adatta avevo cominciato a leggere qualche pezzo dei miei capitoli alla mia famiglia e quei riscontri sembravano essere positivi. Uscivano fuori domande, curiosità, interesse. Tra l’altro erano proprio loro a spronarmi, loro che continuavano a dirmi “Provaci” ma la mia vergogna mi impediva sempre di fare quel passo avanti, che poi seppur in ritardo, ho fatto. Poi un bel giorno qualcosa in me è cambiato, e nella mia testa cominciava a formarsi un pensiero, ovvero che la mia famiglia mi lusingava attraverso quelle informazioni, ma che non mi bastavano più. Volevo di più. Per cui un bel giorno, vi giuro un giorno qualunque avevo deciso: Quel libro doveva andare in stampa.
Qual è il messaggio sottinteso in questo tuo lavoro di esordio che uscirà a breve sul mercato editoriale?
La mia protagonista ha dovuto contare su se stessa fin da piccola. Ha dovuto, come dire, essere grande pur non essendolo ancora. Ha dovuto crescere, troppo rapidamente e si è buttata in quella vita, che ancora oggi, io reputo una vita difficile. Il messaggio che vorrei lasciare è che si può essere forti da soli, si deve esser forti da soli molto spesso, perché se non credi in te stessa, non puoi sperare che gli altri credano in te. Ma dall’altra parte voglio far capire che niente supera quella forza che si ha quando le persone ti amano, quando non sei più tu, ma si è in due. Quando sai che nonostante tutto, se un giorno deciderai di lasciarti andare avrai sempre quella spalla su cui aggrapparti che ti impedirà di cadere ancora. L’ultimo messaggio invece che voglio dare è l’importanza della famiglia (perché la parola famiglia avrà un ruolo molto importante nel mio libro). Perché famiglia sono quelle persone che ti crescono e che decidono di amarti per sempre, nonostante tutto.
Grazie, Martina. Rimandiamo i lettori al tuo link
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