Giunse come ventata d’Oriente nel suo silenzio quasi timido e d’un gesto fermo a puntare i piedi, s’impossessò dell’avvento della nostra libertà così improvvisamente ora sconosciuta. Prima sottovoce, poi quasi ad urlarlo; telegiornali, radio, carta stampata a rendere nota questa nuova stella cadente così lontana dai doni dei Re Magi. Come un gioco, il gioco del Domino, giorno dopo giorno, persone come tasselli a cadere di file interminabili racchiuse dietro mascherine senza volto. Il tocco, dove tu vorresti fuggire, a nasconderti di fiato chiedendo l’aiuto d’un pezzo di stoffa. Quante in questi mesi ne abbiamo viste, d’ogni colore, una sfumatura della persona ora celata. Fantasie per esorcizzare, fantasie per vivere, fantasie per sognare. Ma sempre e solo un velo di stoffa fra te e l’ignoto. E allora giù silenzio, giù tutti come il girotondo che si faceva da bambini, già proprio quello:”giro girotondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terra”. Sino a farne poesia e filosofia d’un nuovo corso di vita, sino a mai più capirci dietro quegli occhi stanchi rinchiusi in quel confine d’una mascherina, che senza più ragione spegne parole e fiato al nuovo silenzio della vita. E di tutto questo ne cerco ancora una crepa, una crepa che sa d’attendermi. Vestita di semplicità, scarpe comode e capelli che sanno d’autunno al profumo di foglie come oro. Perché dei profumi ne abbiamo quasi scordato il colore sino a farcene scoppiare il cuore, di ciò che sempre era il nostro conosciuto certo. Dove di tutto ciò se ne resta lì a riflettere d’un silenzioso messaggio, placido scorrere del tempo come tanti sommessi gesti a ricordare la strada che abbiamo sempre narrato come protagonisti d’un dilatato momento. Ed in tutto ciò, delle tante mascherine incontrate e condivise, ne resta quel ricordo che da piccoli per noi era l’eroe per eccellenza; l’ardito che ricacciava indietro i nostri brutti sogni; veloce a sfrecciare ai più bisognosi, di nero mantello sapeva darti calore e sicurezza; e che di mascherina ne aveva come simbolo una zeta, la zeta di Zorro. Mi resta un libero ultimo pensiero per stasera. Pensiero fuori le righe dei miei margini. Pensiero in_forme d’istanti come fermo immagine. Pensiero che quando si chiede, si guarda in quell’attesa che ne diviene la mia libertà. Dove, a divenir pellegrino, ne lasci scritto dei propri passi, il testimone d’ogni passato al giungerti come nuova Vita.
“Come tessere di un domino” – Alberto Oliveri
Autore di “Nelle tasche di un amore” e “Metamorfosi di un uomo“