DESCRIZIONE
Un testo autobiografico spesso risulta anche autocelebrativo, in realtà non vorrebbe essere questo il fine della presente pubblicazione. Il libro invece, intende ripercorrere un cammino professionale che, seguendo l’evoluzione della scuola nell’arco degli ultimi quaranta anni, dal punto di vista di chi la scuola l’ha vissuta in vesti diverse, da allieva, da madre, da insegnante, da formatore, evidenzi limiti e opportunità dell’insegnare, in un gioco dove le ultime possono prevalere solo nella misura in cui lo sguardo del maestro supera i confini imposti da rigide categorie e luoghi comuni. È il “maestro”, colui che insegna, a determinare il successo formativo e l’amore per il sapere dei propri allievi e a creare sinergie educative all’interno della comunità educante.
La “Maestra con i tacchi” e il “bambino scostato” camminano a braccetto per sovvertire le logiche malate di una scuola e di una società che tendono a rinchiudere l’insegnante e i bambini in preordinati schemi di comportamento, e quindi di appartenenza, ne definiscono parametri e risposte, costringendo analisi lontane da qualsivoglia orizzonte di umana libertà e di ricchezza nella diversità.
Quando la scuola tende a privilegiare la banale normalità, e idealizza un modello di insegnante, o rincorre i traguardi con i “bravi”, i cammini evolutivi personali che si scostano o le peculiarità dei singoli, vengono inglobati in categorie paralizzanti. È ricorrente, nella scuola di oggi, il tentativo di etichettare in disturbi specifici di apprendimento o in bisogni educativi speciali, le ordinarie difficoltà, compiendo una operazione di eccessiva medicalizzazione e, così, la scuola va a smarrire la sua funzione pedagogica formativa, per passare ad una logica certificativa e selettiva. In questa ottica, nel lungo cammino scolastico, la singola fragilità o diversità corre il rischio di diventare uno scoglio su cui si infrangono positivi circuiti emozionali e si spezza ogni speranza di successo formativo. Compito della scuola, troppo spesso ancorata alle prestazioni e ai risultati, dovrebbe essere quello di inventarsi percorsi di creatività e supporti diversificati ed adeguati, con cui ognuno trovi ali per volare alla ricerca di un futuro personale possibile, perché espressione ed emozione corrono veloci trovando la ragione del loro esistere anche là dove la mente inceppa.
Nell’era della comunicazione la scuola non può correre il rischio di perdere la relazione e diventare un “non luogo” dove si vive accanto in una fredda logica competitiva di individuo anziché di persona, ma dovrebbe coltivare, il valore dell’interazione e della cooperazione, per conseguire il successo di tutti e un fraterno destino comune.
Il richiamo nell’apertura del testo, ricorrente poi in alcuni tratti, è alla figura semplice di una insegnante, Giorgina Ferrero, già membro del consiglio nazionale della pubblica istruzione, che ha fatto la storia della scuola dell’infanzia astigiana, proprio con il suo atteggiamento e la sua capacità di trarre da ogni persona incontrata, adulta o bambina, il meglio di ciò che potesse offrire, per operare in una ottica di trasformazione positiva, supportata non solo da uno sguardo di benevola speranza, ma da un agire in autentica concretezza e profonda responsabilità umana e sociale.
Il testo infine, è corredato da opere pittoriche e poetiche di bambini in età prescolare, quale elemento di leggerezza e di umana bellezza, con la convinzione che l’arte, sia essa poesia, musica, teatro, pittura, danza, sia il modo più sublime per prendersi cura dell’ anima e, sta a raccontare come, contro la deriva di una parte di scuola ormai scoraggiata e demotivata, esistono realtà bellissime che aprono orizzonti infiniti ai bambini e offrono a coloro nati con meno fortuna la possibilità di inventarsi, comunque, un futuro.
Informazioni aggiuntive
Isbn: 978-88-31468-41-1
Anno di pubblicazione: Maggio 2021
Pagine: 74
Dimensioni: 21×29,7